Quarzi di sterminio

Il Cinerofum ricorda proposte e suggerimenti. Perciò, quando abbiam letto "La memoria dell'acqua", di Patricio Guzmán, al "Sivori", è stato automatico. Andare al cinema. Buona idea, ché la nostalgica poesia cosmica del regista di Santiago del Cile, classe 1941, è un toccasana per concezioni e ritmi differenti.
L'acqua conserva il ricordo della vita di ieri, della morte di oggi.

Caduta da lavoro

Con la pellicola "Il meraviglioso paese", del 1959, di Robert Parrish, rincontriamo al Cinerofum l'attore bambino, produttore, montatore da Oscar e regista di Columbus (Georgia, USA). Dentro al cinema, da scafato operatore ben dirigeva interpreti e tecnici, come in questo apprezzabile e avventuroso western.

Track locked

Ron Howard. Tocca passare anche dalle storie del regista di Duncan, narrate come piace a molti. Entusiasti. Il 'Rofum non è tra questi. Basti vedere le reazioni alla visione di "Ransom", del 1996 (s.i. "Il riscatto"). La classe media bianca reclama la propria sicurezza. Se la prenderà da sé, da "buona americana".

Western subjects

Come già visto, un'altra immensa firma cinematografica a scrivere Western. Raoul Walsh. Il regista newyorkese, nel 1953, diresse "Duello all'ultimo sangue" (t.o. "Gun Fury", conosciuto anche come "Il suo onore gridava vendetta"), portando a casa il risultato non certo rivoluzionando gli schemi del genere, né la squadra di attori vincenti. Ma senza alcuna distrazione.

Fuori di guerra

Finalmente ce l'abbiamo fatta. L'ultimo appuntamento dell'oscura rassegna "Ombre elettriche", "proiezioni all'Antro" di Piazza  Cattaneo, che nei sabato sera degli ultimi mesi proponeva proiezioni davvero intriganti, ha previsto "Ni le ciel, ni la terre", del 2015. Esordio alla regia di Clément Cogitore, artista visivo francese classe 1983, è un buon film psycho-bellico: paranormale è la guerra, con la sua grammatica idiota, incomprensibile per chi è fuori da logiche di morte.

Altrofobici a nolo

Dietro ai western, quindi, storiche firme del Cinema. Quella di John Ford su tutte. Nel 1961, al regista di Cape Elizabeth bastò infondere in "Cavalcarono insieme" (t.o. "Two Rode Together") un goccio della sua disinvolta maestria, per rappresentare l'impossibile integrazione di frontiera.

Preghiera volontaria

Che faccio? Vado a recuperare quel malese nelle sale. Il film s'intitola "Abang e Adik" (s.i. "Come fratelli", 2023), scritto e diretto dal malese, già produttore, Jin Ong (classe 1975). Non sono stato il solo: prima sorpresa, davanti all'"Ariston" facce note per compagnia. Qualcuno fa notare che "Tristezza, radical chic al cinema...", dico che non si dovrebbe piangere, ma sbagliavo: questo "drammatico" dalla buona e ovvia fotografia, sbatte senza remore sull'asticella "strappalacrime" (difatti qualcuno...), inondando caratterizzazione dei personaggi e prove degli interpreti.

Sino alla morte

Leggendo il nome di J. Lee Thompson uno potrebbe far finta di nulla. Ma le pellicole di questo statunitense, per la terza volta sul 'Rofum e spesso escluso dalle bibliografie, sprigionano la determinazione di un autore creativo e attento all'intrattenimento. "L'oro di Mackenna", del 1969, è una di queste. Western da caccia al tesoro con cast assortito, un mistero di spiriti e brame distruttivi. Bello.

Superesse

Il mese scorso per le sale era l'ultimo di film di Robert Guédiguian. Il regista marsigliese del '68 sprecato, si conferma maestro nell'allestire storie che sollevino cuore e quesiti. Da una tragedia, la forza necessaria e giusta messa in atto da oppressi e sfruttati. Ironico, delicato, profondo, "E la festa continua!" può emozionare da pelle d'oca, coi silenzi di Ariane Ascaride e le parole di Charles Aznavour. Solida scuola francese.

Rizz'ammoscia

Altro autore che non molliamo è Paul Thomas Anderson. Ormai penultime generazioni: pagina 628 della Bibbia, classe '70 a sinistra di Nolan. "Erede riconosciuto dello stile di Altman", cast corali e m.d.p. acrobatica, il californiano al secondo lungometraggio, "Boogie nights", del 1997, si posizionò saldamente sulla sua cifra: raccontare, con sfoggio di obiettivi e lenti, di un lavapiatti con un dono grosso, ma grosso, grosso, è l'occasione per riaffrescare i ricordi.

Piccole gonne

Vicini a a completare la filmografia di Antonio Pietrangeli, ne abbiamo proiettato "La Parmigiana". Altro capitolo, del 1963, della tenace e brillante resistenza femminile. Quella permessa da una società maschile in bilico tra prepotenza e ridicolo.

Opposti ai posti

Due mesi fa, su "Raiplay", abbiamo recuperato un altro, forse il più celebre, Frank Capra. Come spiega George Sadoul, apripista di svariate successive imitazioni, con la coppia improbabile di star a far sognare una nottata diversa, col risveglio nell'amore più inaspettato. "Accadde una notte", del 1934, è master acchiappaoscar delle commedie.

Guardiani castrati

Con Elena, lungo l'opera di Antonio Pietrangeli. "Il magnifico cornuto" è il nono film del regista capitolino. Schiaffo in faccia ai maschietti sicuri di sé quanto incapaci, un'altra commedia dalla parte delle donne, girata con sensibilità.

Ospital!

Con una pellicola da "Bibbia", segnalata da "Foglio", non so se mi, scopriamo Wojciech Has (1925-200). Gli intenti pedagogici dei precedenti lavori dell'autore polacco non inficiarono l'autorialità del suo esordio cinematografico, datato 1958. "Il cappio" (t.o. "Petla") è quello stretto dalla dipendenza. L'alcol abbranca il collo di molti protagonisti, boia di se stessi, d'una solitaria tragedia. Ogni spazio fa spavento, ogni parola brucia dentro.

Annikilisce

Nella corrente entusiasta del suo ultimo visto nelle sale, quando abbiamo visto all'orizzonte un film di Luc Besson, con Elena abbiamo azzardato ancora. "Anna", del 2019, è uno spy movie girato in maniera rockeggiante. "Una donna può nasconderne un'altra", recita la tagline, lo slogan dell'affiche. In guerra, è sicuro, ma la protagonista è chiara, chiarissima.

Ruota cadavere!

In TV propongono "Il falò delle vanità" di Brian De Palma, 1990. Non mi tiro indietro, non mi annoierò. Ma sono gli ultimi fuochi di un autore cinquantenne già stanco, con la critica graffiante da immergere in un commedia bizzarra cosparsa di celebrità.

I remember...four friends...

Dopo quasi 8 anni, ecco che Georges Lucas è tornato a trovarci. Arrivato col vespino del canale 27Twentyseven, ha iniziato a rievocare...i  suoi anni '60 di studente californiano. "American graffiti", del 1973, è l'ultima notte brava passata assieme, tra litigi, avventure, risse e riappacificazioni. La frivola innocenza di prima.

Morire per vivere

In televisione "Lo sbarco di Anzio" (t.o. "Anzio") che mi permette d'incontrare per la terza volta Edward Dmytryk e di conoscere il regista abruzzese Duilio Coletti (1906-1999). Pellicola storica del 1968, romanzata con sapienza, nelle interpretazioni trova le armi giuste per combattere.

Licterals

Chiudo il Trieste Film Festival 2024. Edizione memorabile, con Elena calata con serietà nel ruolo di cinefili scalcinati. Che per la penultima visione Cristi Pui si precipitano rievocando il suo cinema ironico e sgomento. Il regista di Bucarest si è presentato fuori-concorso con una pellicola iperautoriale che, nell'elegante affabulazione della sua graffiante critica, pare risentire della sua stessa genesi di lavori assemblati. Ma Puiu è un regista terribilmente capace e sincero ed "MMXX" sta per "dissoluzione".

Western della vita

Saputo che Blake Edwards sarebbe passato da "Iris", mi son precipitato per beccarlo, quasi dieci anni senza vederlo. Tutto westito, unica volta, in abiti eleganti di cowboy maturo. Requiem di una giovinezza e di un'epoca, "Uomini selvaggi" (t.o. "Wild rovers"), del 1971, si avvia con passo lento e parsimonioso verso il tramonto.